EnciclopediaLuoghi di culto e di aggregazione socialeOratorio dei Bianchi

DEPOSIZIONE DI CRISTO DALLA CROCE

(Il “Compianto” – Oratorio dei Bianchi)

Il gruppo ligneo della Deposizione di Cristo dalla Croce,(meglio noto ai serravallesi  come il “Compianto sul Cristo morto”), è databile tra il XV ed il XVI secolo, ed è rimasto per molto tempo quasi dimenticato nei depositi dell’Oratorio dei “bianchi”, dato l’abbandono della processione del Cristo morto, durante la Settimana Santa, a partire dal periodo tra le due Guerre Mondiali. Ma fermo restando che anche allora non usciva più in processione tutto il gruppo (non è chiaro se sia mai stato fatto sfilare al completo: non tutte le statue di questo gruppo sono compiute; ad alcune manca il retro, come se fossero nate per essere collocate stanzialmente contro una parete) nemmeno il solo il Cristo morto era portato in paese perchè, a quanto pare, si serba memoria di un simulacro in cartapesta, ora scomparso, sito nell’Oratorio dei “rossi”; inoltre si ha memoria della “calata dalla Croce” fatta con il gigantesco crocifisso smontabile a braccia snodate, conservato nella cappella dell’Addolorata in chiesa parrocchiale, che una volta schiodato, era portato in processione, accompagnato dalle due confraternite cittadine.

Il Compianto rappresenta l’opera artistica più singolare del patrimonio artistico locale e non solo. Il complesso scultoreo, composto da 8 figure lignee, mostra di possedere una particolare forza espressiva che scaturisce realisticamente dall’umanità dei volti e dei gesti dei vari personaggi. Poche le certezze relative alla sua provenienza, mistero sul suo autore, probabilmente Giovan Angelo Del Maino (attivo a Pavia tra il 1496 ed il 1536).

In alcuni libri liturgici della nostra Parrocchia si fa riferimento alla chiesa (allora campestre) di Santa Maria del Calvario, divenuta quindi chiesa cimiteriale (presso l’attuale cimitero “vecchio”) ed allora avente orientamento invertito rispetto all’attuale, ossia con l’ingresso da via Gambarato e con l’altare dove adesso è l’ingresso attuale, ossia da viale Martiri, viale che circa due secoli fa non esisteva ancora (Serravalle ebbe radicali trasformazioni dopo il riassetto viario dovuto al passaggio della ferrovia, a metà ‘800). Recenti lavori di manutenzione hanno portato alla luce tracce di affreschi ormai non visibili, presso l’altare originario. Si ipotizza la presenza di una “anastasis“, visto il titolo originario di questa chiesa. Il “Compianto” poteva essere il simulacro di detta ricostruzione del Santo Sepolcro, ferma restando tutta l’interazione con gli ordini cavallereschi ospitalieri di cui si potrà dire in seguito di ricerche (che coinvolgono in particolare l’altra confraternita cittadina dei “rossi”).

Alcuni particolari del manufatto sembrano richiamare il complesso ligneo del Calvario della Basilica della Maddalena di Novi Ligure, con il quale appare porsi in un’ideale rapporto di continuità. Non si tratta comunque di opere isolate, esisterebbero almeno una dozzina di “compianti” nell’intera Pianura Padana, certamente di epoche, materiali ed autori diversi, ma tutte potenzialmente oggetto di studi e di essere collegate “in rete” con appositi progetti culturali.

Il Compianto è stato il “pezzo forte” dell’importante rassegna dedicata alla scultura tra ‘400 e ‘500 dal titolo Alessandria scolpita, inaugurata il 14 dicembre 2018 a Palazzo Monferrato (e poi conclusasi il 2 giugno 2019 con proroga di apertura a motivo della grande affluenza di pubblico) per celebrare gli 850 anni della Città di Alessandria. Promossa dal Comune di Alessandria e dalla Camera di Commercio di Alessandria, con la collaborazione della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio AL-AT-CN e dalle Diocesi di di provenienza delle opere esposte. La mostra è stata curata dal prof. Fulvio Cervini (Ordinario di Storia dell’Arte Medievale dell’ Università degli Studi di Firenze) che a suo tempo aveva avviato le pratiche per il restauro del nostro gruppo statuario anche se è doveroso dire che quest’opera (fino ad allora sconosciuta e trascurata) è stata l’argomento della tesi di laurea in restauro di Silvia Balostro, nostra “consorella” di Vignole, ora restauratrice professionista. Si può tuttavia ricordare il merito della mostra “Serravalle storia ed arte” (inizio anni ’80) di cui il compianto costituì il pezzo forte, uscendo finalmente dopo decenni dal campanile dei “bianchi” grazie alla curiosità di Scupelu (Gino Cremonte), Pippo Ballestrero, Cichino (Francesco Aragone), Erminio Chiappella, Stenin (Stefano Mongiardini)…

Roberto Benso Serravalle Scrivia storia e arte – ed. C.R.A.

Benito Ciarlo

Calabrese di Montalto Uffugo (CS), dov'è nato nel 1950. Vive a Serravalle Scrivia (AL) dal 1968.