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FIDASS – Fabbrica Italiana Dolciumi Affini Serravalle Scrivia

La struttura occupazionale della provincia di Alessandria negli anni Trenta è ancora caratterizzata da una significativa prevalenza di addetti nel settore dell’agricoltura, ma sono anni di rapido sviluppo e di cambiamento.
L’ottavo censimento generale della popolazione del 21 aprile 1936 fotografa questa situazione per la provincia alessandrina: occupati in agricoltura 52,2 per cento, industria e trasporti 31,6, commercio 8,3.
Come sempre accade, le medie sono la risultante di situazioni molto diverse tra di loro. Ci sono infatti zone e comuni della provincia in cui a prevalere è ormai l’occupazione legata all’industria.

Serravalle Scrivia non solo è uno di questi comuni, ma presenta anche  una struttura occupazionale piuttosto singolare e interessante. Se la maggioranza della popolazione è occupata nel settore industriale (56,4 per cento, quasi il doppio della media provinciale) molto alta è anche la percentuale degli addetti al commercio: con il 12,3 per cento è la quarta più alta percentuale della provincia, dopo grandi città come il capoluogo Alessandria, Casale Monferrato e Acqui Terme.
Sono molte le ragioni di questo sviluppo parallelo tra industria e commercio, alcune delle quali rimandano a radici storiche di lungo periodo, ma tra esse bisogna sicuramene annoverare il rapido sviluppo di una azienda sorta una decina d’anni prima capace di dare vita in poco tempo a un vasto indotto commerciale: la Fabbrica Italiana Dolciumi e Affini Serravalle Scrivia, la FIDASS.

Angelo Divano nel suo ufficio
(Fotografia collezione Mauro Persano)

Angelo Divano, dopo aver accumulato esperienza nel settore dolciario tra Serravalle e Genova alle dipendenze di piccoli laboratori, fonda la FIDASS nel 1925. Pochi operai ma idee chiare, Divano dà vita a una impresa industriale da self-made man il cui sviluppo è impetuoso.

Passano dieci anni e i prodotti FIDASS si vendono ormai su base interregionale. Gli spazi in cui si lavora cominciano a diventare stretti, c’è bisogno di aumentare la manodopera e di nuovo macchinari. La fabbrica si trasferisce in quella che sarà la sua sede per quasi cinquant’anni, poco distante dalla stazione, nella zona di Serravalle interessata da una lenta ma costante espansione urbana.

E’ il 1936, la FIDASS è una fabbrica rinnovata e moderna, la sua offerta di caramelle e dolciumi è molto diversificata, i pochi operai dei primi anni sono diventati una sessantina con incrementi significativi in occasione delle produzioni stagionali. Macchinari moderni, ma anche idee moderne. Per le vendite la fabbrica serravallese inizia a utilizzare mezzi e personale propri, ponendosi all’avanguardia nelle strategie industriali e commerciali di una media impresa dell’epoca.

I dolci però non sono un bene essenziale, si sa, e la FIDASS, non appena soffiano i venti di guerra inizia ad avere problemi di approvvigionamento e deve subire numerose chiusure temporanee.
“La riapertura di una fabbrica di dolci”, così titola un suo articoletto il settimanale del Partito Fascista della provincia “Il Corriere di Alessandria”, il  12 luglio 1940 con il quale annuncia che la FIDASS riapre i suoi battenti. Una buona notizia, ma evidentemente la FIDASS non appena inizia la guerra la guerra è costretta a chiudere per mancanza di prodotti e difficoltà di alimentazione elettrica. Sarà cosi per i cinque anni di guerra, con fermate della produzione che ci ricordano le difficoltà alimentari, di approvvigionamento elettrico e combustibile di cui tutti gli italiani dovettero soffrire e a cui, nel biennio 1943-1945, si aggiungono in una drammatica escalation i bombardamenti aerei e i rastrellamenti nazifascisti con ulteriori danni e problemi per le produzioni industriali.

Nel frattempo però la fabbrica serravallese in soli due anni ha più che raddoppiato le maestranze: nonostante i lavori procedano a ritmo ridotto, nel luglio 1940 tornano a varcare i cancelli 115 operai, o per meglio dire operaie, perché la mano d’opera, complice anche l’indisponibilità degli uomini impegnati al fronte e in produzioni di interesse bellico, inizia ad essere a grandissima maggioranza femminile.

Angelo Divano è un imprenditore intelligente ed è un uomo del popolo. Non appena la guerra finisce si rende conto di quali margini di iniziativa si aprono per un fabbrica come la FIDASS.

Dopo vent’anni di dittatura, cinque di guerra, due di occupazione e morte, donne e uomini hanno voglia, bisogno, di divertirsi, di riprendersi il senso della vita e della normalità. Il momento è propizio e va colto. Divano e i suoi dirigenti sono davvero abili: la pubblicità, si dice oggi, la reclàme, si diceva allora, diventa l’arma in più che la FIDASS utilizza con moderna maestria.

In tutti i comuni del novese e dell’alessandrino si lasciano alle spalle gli anni dell’occupazione nazifascista e dei bombardamenti aerei ed è finalmente possibile tornare a organizzare serate danzanti, concerti, concorsi di bellezza (e naturalmente non può mancare l’elezione di “Miss FIDASS” organizzata per qualche anno in Alessandria al quartiere Cristo). Il marchio FIDASS è  presente ovunque, come organizzatore o come generoso dispensatore dei suoi dolci prodotti.

L’asso nella manica della fabbrica serravallese è però una aggressiva e capillare strategia commerciale. I suoi agenti di commercio, diventati ormai molte decine, iniziano a percorrere dapprima le strade del Piemonte, della Liguria e della Lombardia e poi, quando le vie di comunicazioni tornano alla normalità e lo consentono, si spingono sempre più lontano per promuovere il marchio. I loro stessi veicoli, ecco un’altra novità, sono mezzi pubblicitari, ornati di scritte enormi, allegre e colorate.

Presenza attenta sul territorio, fitta rete commerciale, concorsi a premi, inserti promozionali sui giornali, furgoni con enorme scritte che percorrono le vie di città e paesi e poi… le figurine!

La FIDASS scopre il mondo delle figurine nel 1936, quando vede la luce una serie miscellanea dal titolo “IL mondo che ride” cui arride un successo superiore alle aspettative; ma la grande diffusione delle figurine data anch’essa ai primi mesi del dopoguerra: alla fine del 1945 viene pubblicata la prima serie monotematica dedicate ai calciatori con tanto di concorso a premi per chi completa la raccolta e di esemplari con bollino rosso che danno diritto a un premio immediato. Sono figurine allegre, ingenue e ironiche, capaci di rivelare, a loro modo, sentimenti e mentalità di un’epoca.

Il primo album delle celeberrime figurine calciatori Panini esce nel 1960. Le figurine dei calciatori FIDASS vedono la luce quindici anni prima! Un primato indiscutibile: per questo, se qui è doveroso ricordare il primato, alle figurine FIDASS bisognerà dedicare in questa enciclopedia una voce apposita.

Le figurine, oggi diventate oggetti di culto per i collezionisti, nei primi anni della ritrovata libertà rappresentano il simbolo probabilmente più evidente del dinamismo e dell’inventiva di Angelo Divano e della FIDASS. Una fabbrica ormai proiettata anche oltre i confini nazionali, ma unita a filo doppio con il paese in cui sorge.

In quegli anni FIDASS e Serravalle diventano una cosa sola: tra impiegati, tecnici, operai a tempo pieno, stagionali (le uova a Pasqua, il torrone e gli altri dolciumi a Natale), lavoratori a domicilio, agenti di commercio, quasi tutte le famiglie del paese sono legate alla fabbrica di dolci e da essa ricavano in tutto o in parte il loro reddito.

Un intreccio così stretto ha bisogno di fissarsi nella memoria collettiva con atti simbolici forti. Il più importante, e duraturo, Angelo Divano lo compie subito, appena finito il conflitto. Per 8.000 lire acquista dal Comune la sirena con la quale veniva azionato l’allarme aereo che per due anni aveva segnalato l’avvicinarsi degli aerei carichi di bombe scandendo le ore della paura e imponendo alla sua fabbrica brusche e dolorose interruzioni della produzione. Dall’agosto 1945 quel suono straziante e terribile cambia magicamente segno, diventa per più di trent’anni il segno della rinascita del paese e del lavoro. L’affermazione della pace e della democrazia sulla guerra e la dittatura.

Con la fine del conflitto la produzione può riprendere a pieno regime e l’offerta di prodotti del catalogo FIDASS diventa sempre più diversificata spaziando da prodotti più economici, in particolare caramelle di svariati gusti, cioccolato per tutti i palati e i mitici “boeri da bar” accompagnati dai bigliettini rosa che offrono premi a sorpresa, ad altri decisamente più raffinati  e preziosi, come ad esempio le uova dipinte a mano a cui lavorano operai ed operaie di grandissima professionalità tra cui spicca il nome di Maria Miotto, reduce dalla fabbrica di ceramiche Olubria e pittrice piuttosto affermata. Naturalmente soprattutto per questi ultimi prodotti non possono mancare i cataloghi rinnovati ogni anno, eleganti e colorati.

La conduzione della fabbrica è lungimirante. Si ispira esplicitamente ai canoni del paternalismo industriale le cui radici sono ben piantate in tutto il tessuto industriale del Nord Italia e di cui è un esempio di rilievo nazionale la Borsalino di Alessandria.

“L’uscita delle Borsaline”, eleganti  e attese da amici e corteggiatori, diventa per decenni un appuntamento tradizionale per la città di Alessandria, fissato nella memoria collettiva, studiato da storici, immortalato da scrittori, poeti e pittori.

Allo stesso modo anche l’uscita degli operai, e delle operaie, dalla FIDASS, soprattutto al termine dell’orario pomeridiano, diventa per molti anni un appuntamento di rilievo in grado di scandire il “tempo sociale” di Serravalle, momento di incontro, occasione di socialità e di passeggio. Ne resta memoria visiva in alcuni filmati girati con felice intuizione dal cineamatore Carlo Punta.

Così come avviene alla Borsalino, anche lavorare alla FIDASS diventa in quegli anni motivo di prestigio: la dirigenza è abile nell’assecondare questo orgoglio di appartenenza in grado di smorzare la conflittualità e di spingere verso l’alto la produzione.

L’elargizione di piccoli incentivi e gratifiche di varia natura, la prassi quasi ovvia ma sempre molto gradita di regalie in prodotti, contribuiscono a mantenere efficiente il “sistema FiDASS” almeno fino alla fine degli anni Sessanta, quando gli echi dell’autunno caldo si fanno sentire anche in periferia. Ma per molti anni la fabbrica serravallese propone all’esterno una immagine da “grande famiglia”. Testimonianza di questo clima sereno e collaborativo è la “toccante cerimonia” svoltasi in occasione del trentennale di fondazione nel corso della quale in cui i ruoli arrivano a capovolgersi: “i dipendenti dello stabilimento hanno offerto al titolare, cav. Angelo Divano, una artistica medaglia d’oro” (“Il Popolo”, 15 settembre 1957)

Il rapporto tra fabbrica e città si consolida anche grazie alle intensa azione condotta da Angelo Divano come munifico benefattore. Molte associazioni e istituzioni ricevono aiuti e sottoscrizioni, primo fra tutti l’Ospedale San Giacomo al quale la FIDASS e Divano donano strumentazione all’avanguardia e partecipando attivamente alla sua gestione e del quale egli diventa Presidente.

La fabbrica, altra intuizione di Angelo Divano, si apre all’esterno, in primo luogo ai cittadini. Soprattutto per le ragazze e i ragazzi di Serravalle entrare in fabbrica a salutare un parente è una esperienza piuttosto frequente e se ne esce invariabilmente con un ghiotto dono (lo feci anch’io, più volte, accompagnato da mio nonno). Ma sono le visite “ufficiali” il punto forte della FIDASS. Personaggi dello sport, cantanti e attori, scolaresche di Serravalle e dei dintorni, delegazioni industriali e commerciali italiane e straniere, gruppi di ragazzi provenienti da altre nazioni, sono una presenza quasi consueta nei grandi saloni della produzione, degli imballaggi, delle spedizioni, e diventano l’occasione per mostrare una fabbrica ordinata, efficiente e pulita.  Una partita Juventus FIDASS in occasione del ventesimo anniversario di fondazione preceduta dall’immancabile visita agli stabilimenti, o la visita ai reparti di un folto gruppi di studenti provenienti da Argentueil accompagnati dal Sindaco di Alessandria Nicola Basile, ne rappresentano due momenti molto noti e di grande efficacia promozionale.
E poi ecco la grande attenzione per gli avvenimenti sportivi sia a Serravalle sia in provincia con premi e offerte di prodotti, sino al clou del passaggio del Giro d’Italia 1954. “Contrariamente a quanto gli sportivi novesi si aspettavano” Serravalle o meglio la FIDASS riesce a strappare il traguardo volante della XIII tappa, la Genova – Torino, alla cittadina confinante:  “Lo striscione fu posto davanti alla Fabbrica Caramelle Fidass” e per Serravalle è una giornata memorabile. “Grazie allo sportivissimo sig. Divano e ai suoi collaboratori”, attenti a organizzare una manifestazione senza sbavature e con il coinvolgimento di tutta la cittadinanza, il passaggio dei corridori diventa una grande festa, “come ebbe a riconoscere lo stesso sig. Torriani”. Naturalmente non può mancare il tradizionale momento di intelligente e gioiosa promozione dei ghiotti prodotti: “Il titolare della FIDASS ha signorilmente offerto alla direzione della corsa e al clan del Giro saggi di prodotti della rinomata ditta” (Il Popolo di Novi, 10 giugno 1954).

La FIDASS cura anche una capillare partecipazione con propri stand in tutte le fiere ed esposizioni di settore e non mancano nemmeno le presenze alla Fiera di Milano, come accade nel 1948 quando la fabbrica serravallese completa la delegazione alessandrina al fianco di industrie del calibro di Borsalino, Paglieri e Pivano.

Nel pomeriggio del 18 novembre 1959 “a poco a poco tutte le macchine tacquero nello stabilimento” e operai e impiegati “se ne tornarono mestamente a casa”: a soli 58 anni muore Angelo Divano. Il decesso, anche se non inaspettato, scuote la città. Tutti i negozi sono chiusi al passaggio del corteo composto da 5.000 persone: “dietro al feretro si snoda la teoria infinita delle maestranze, dei rappresentanti e dei fornitori, personalità del mondo dell’industria, gente economicamente solida e umili popolani” (“Il Popolo di Novi”, 29 novembre 1959). Preceduto da moltissime corone il corteo si snoda lento lungo tutto il paese. Poco prima di arrivare al cimitero transita davanti alla FIDASS dove la sirena a cui Divano ha cambiato voce lo saluta per l’ultima volta: “Particolarmente commovente il momento in cui fu fermata la bara davanti all’ingresso della sua fabbrica e la sirena gli diede l’estremo saluto” (“La Buona Parola”, dicembre 1959).

Quando Angelo Divano si spegne la FIDASS è una fabbrica nota e consolidata, offre lavoro, tra impiegati e operai, a oltre 500 persone cui si aggiungono centinaia di stagionali e almeno cento agenti di commercio. Nei suoi ultimi mesi di vita sa di non avere molto tempo, sistema le sue faccende personali e pone le basi per garantire il futuro della fabbrica a cui ha dato vita a soli ventiquattro anni predisponendo con precisione il meccanismo della propria successione.

Ce ne occuperemo subito, ma prima è necessario e doveroso prestare attenzione anche a un’altra sua decisione, certo di minor rilevanza, ma ancora una volta di grande valore sul piano simbolico, con la quale intende lasciare memoria di sé, ribadire il suo modo di intendersi imprenditore e di vivere il rapporto con i suoi dipendenti e con il paese. Alla vigilia di Natale 1959 le maestranze della FIDASS vengono a conoscenza di una disposizione testamentaria a loro favore: “Compiendo la volontà del caro Estinto, in occasione delle feste natalizie, gli eredi del Comm. Angelo Divano hanno elargito a tutti i dipendenti una somma pari a dieci giornate lavorative (“IL Popolo di Novi”, 17 gennaio 1960).


Se Angelo Divano con questo lascito intende ribadire e lasciare memoria del paternalismo illuminato con cui per più di trent’anni gestisce la “sua” fabbrica, è però altrettanto consapevole di dover immaginare per la FIDASS un futuro diverso.
Non è più tempo di self-made man e probabilmente all’orizzonte non c’è un altro Angelo Divano. Poco prima di morire Divano trasforma la FIDASS da ditta individuale a società immobiliare per azioni. Così, nel novembre 1959, è tutto pronto per una tranquilla successione: a lui subentrano i tre nipoti, Dante Divano, che diventa Amministratore Unico, Aldo Divano ed Enzo Rolandino.
In verità i nipoti di Angelo Divano sono quattro, ma la quarta si chiama Noemi, ha la ventura di essere donna, e siamo nell’Italia del 1959.

Negli anni successivi la nuova ragione sociale non comporta grandi cambiamenti nella conduzione dell’azienda e nel suo rapporto con il paese. La FIDASS continua ad essere una industria modello. Aperta all’esterno, simbolo dell’operosità del paese, sempre pulita e confortevole, continua ad essere percepita come una specie di fabbrica di Willy Wonka serravallese: “Mio papà si sta preparando per andare a lavorare.  La sirena della FIDASS chiama i lavoratori. Ohohohohohoho”, scrive Mino, otto anni nel 1964, oggi medico in pensione e collaboratore di questo sito. “Quanto mi piacerebbe andare insieme al mio babbo! Nella FIDASS vi sono montagne di caramelle e cioccolatini che tanto stuzzicano la mia ghiottoneria. Io ho già visitato questo stabilimento: è meraviglioso! Salottini con l’aria condizionata, macchine moderne, giocattoli e quanta gente” (Unità didattica della III L’elementare, Anno Scolastico1964-1965, curata dall’insegnante Franco Bellatorre)

Le prime incrinature in questa costruzione apparentemente perfetta si manifestano come accennato negli anni dell’autunno caldo, quando il processo di sindacalizzazione investe anche le FIDASS e davanti ai cancelli, anziché il solito indaffarato viavai, compaiono per la prima volta i picchetti.
Per intanto però l’onda lunga del boom economico consente alla fabbrica serravallese di continuare ad ampliare la propria produzione e ad inanellare successi commerciali.

(articolo in fase di completamento)

(Anni Sessanta, l’uscita dalla FIDASS (filmato di Carlo Punta)