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LIBARNA: ALLE ORIGINI DI SERRAVALLE SCRIVIA

A cura di Libarna Arteventi

Serravalle Scrivia è l’erede di Libarna, l’antica città romana che è nata e si è sviluppata a partire dal 148 a.C., a seguito della realizzazione della via consolare Postumia, l’importante strada di collegamento tra Genova (Genua) e Aquileia.

Ma prima di Libarna cosa c’era nel territorio di Serravalle Scrivia?
Sulla base degli attuali ritrovamenti archeologici, il popolamento della zona risalirebbe al Neolitico finale ed Eneolitico (fine IV, inizio III millennio a.C.).
Durante l’età del Ferro (VI-V secolo a.C.) gli indizi di popolamento si fanno più consistenti e dimostrano che nella zona tra Arquata e Serravalle, come in altri centri di mercato, si smistavano verso l’interno merci provenienti dal porto etrusco di Genova.
Durante il periodo delle invasioni galliche (V-IV secolo a.C.) non si interrompono del tutto le relazioni commerciali con il porto di Genova, in questo periodo però gli insediamenti si arroccano su posizioni più facilmente difendibili che vengono mantenute, a maggior ragione, nel periodo delle guerre romano-liguri.
Un ritrovamento casuale avvenuto nel 1977 ha dimostrato che sulla collina del Castello di Serravalle Scrivia esisteva un abitato del III-II secolo a.C., la ceramica recuperata ha tutte le caratteristiche della produzione locale, non ancora influenzata dalle importazioni e dai modelli culturali della romanizzazione.

Che cosa significa Libarna?
Gli studiosi sono concordi nell’attribuire a questo nome un’origine preromana, ligure o etrusca, estranea comunque al ceppo linguistico “indoeuropeo”, dai quali sono derivati il greco e il latino e in seguito le lingue attualmente parlate in Europa.
La parola sembra affine ai “Libui”, popolazione ligure che abitava l’appennino prima della conquista romana, ma questo dato sposta solamente di poco il problema: che cosa significa “lib”?
Un’ipotesi fa derivare “Libarna” come “Livorno”, dall’antico termine etrusco “labro”, che significherebbe porto, ma anche specchio d’acqua o sorgente tra i monti, così come doveva apparire l’antica città per chi aveva attraversato l’Appennino ligure e vedeva finalmente un affaccio sulla pianura.

Le caratteristiche del paesaggio.
La valle attraversata dai torrenti Scrivia e Barbera si è formata per accumuli alluvionali, provocati dalle divagazioni dei torrenti stessi durante un lungo periodo di tempo, più di un milione di anni fa.
Questi accumuli si sono depositati su livelli ancora più antichi, formatisi quando la valle era ancora in comunicazione con il mare: infatti, nei punti in cui affiorano questi livelli, sono evidenti fossili di origine marina.
Un periodo meno piovoso ha portato all’assestarsi degli alvei dei torrenti più in basso, formando una serie di “terrazzi fluviali”, risultato dell’erosione dei depositi alluvionali, ma anche delle rocce che, più anticamente, costituivano il fondale marino.
La città romana di Libarna è stata quindi costruita in un punto pianeggiante, al riparo delle inondazioni, ma in punto in cui era semplicissimo approvvigionarsi d’acqua scavando pozzi fino alla roccia, sulla quale scorrono le falde, individuabili a 5-6 metri di profondità.
Le colline circostanti hanno fornito ottimo materiale da costruzione e in particolare l’arenaria di Serravalle che, tagliata in grossi bàsoli, è servita a lastricare le strade; non mancavano poi ciottoli fluviali e sabbia per le murature e il cemento.

La romanizzazione.
Coma abbiamo detto, nel 148 a.C. viene aperta la Via Postumia a seguito delle campagne militari condotte dai romani nella prima metà del II secolo d.C. in Italia settentrionale, e in particolare contro le popolazioni “Liguri” in senso ampio, registrando presumibilmente l’appoggio della comunità indigena di Libarna e anche quella di Dertona (Tortona) come alleate.
Il nuovo percorso aperto dalla strada consolare attraversava la regione arrivando da Genova e passando quindi per Libarna, Dertona, Clastidium (Casteggio) e proseguendo poi fino ad Aquileia.
Il primo tratto, che interessava un’area particolarmente disagiata per le comunicazioni, è quello che più ha interessato gli studiosi, si staccava da Genova, raggiungeva Pontedecimo, percorreva la Val Polcevera, poi si inerpicava sul passo della Bocchetta o sul passo dei Giovi prima di scendere a Libarna.
Non si hanno prove di abitato a Libarna precedenti la metà del I secolo a.C., da questo si può dedurre che l’insediamento ha continuato ad essere situato sulla collina di Serravalle; un dato che potrebbe rivelarsi importante e che andrebbe meglio documentato, è la presenza di un muro di fortificazione sull’altura del Castello, molto simile a una struttura che si trova a Tortona, in posizione analoga e che si data al II-I secolo a.C.
Un altro dato interessante è quello dell’esistenza di una vasta necropoli tra Libarna e Serravalle, oltre al Rio della Pieve, i cui corredi sono andati dispersi al momento della scoperta, avvenuta nel 1904, ad eccezione di uno, molto ricco, conservato al Museo di Archeologia Ligure di Genova Pegli, che dimostrerebbe il tenore di vita della comunità indigena nel II secolo a.C.

La cittadinanza latina.
A seguito della guerra sociale dell’89 a.C. da parte di Roma viene concesso il diritto latino alle comunità della Transpadana e anche ad alcune comunità locali della Liguria, riconoscendo a queste civitas la piena appartenenza allo stato romano, alle stesse condizioni delle colonie dette “latine” dell’Italia centrale.
Questo importante cambiamento assicura alla comunità libarnese la piena giurisdizione di un ampio territorio che confinava con Genua, Dertona, Aquae Statiellae, Veleia; l’agro di Libarna non era certo ricco di terre pianeggianti, ma aveva importanza strategica dal punto di vista delle comunicazioni.
A seguito di un provvedimento di Giulio Cesare viene concessa la cittadinanza romana alle ex comunità alleate, questo voleva dire investire la classe dirigente di pieni poteri amministrativi e gestionali.

La formazione della città e l’organizzazione urbana.
A Libarna, come a Dertona e altre città sorte in funzione di importanti vie di comunicazione, l’organizzazione delle costruzioni si è modellata sul tracciato della Via Postumia, che è stata tracciata parallelamente alla Valle Scrivia.
Intorno alla città, limitatamente ai tratti pianeggianti lungo il torrente e nella Val Borbera sono state riconosciute evidenti tracce di accatastamenti regolari, costruiti secondo le norme della “centuriazione” romana e orientate secondo gli assi regolari dell’impianto urbano cittadino.
La necessità di governare un territorio così esteso spiega la relativa monumentalità del centro urbano di Libarna e i suoi imponenti edifici pubblici, gli edifici per spettacoli (Libarna aveva il teatro e l’anfiteatro) che raccoglievano non soltanto il pubblico cittadino, ma anche gli spettatori provenienti dalle vicinanze.
Comunque gli studiosi sono concordi ad attribuire alla fine del I secolo d.C. lo spostamento dell’abitato dalle pendici dell’altura di Serravalle alla conca pianeggiante compresa tra i torrenti Scrivia, Borbera e il Rio della Pieve.
Numerose vie di Libarna risultano ben conservate con i loro lastricati.
Il reticolato stradale ortogonale (con incroci ad angolo retto) era organizzato su due assi viari principali: il cardine massimo, che correva da nord a sud, e il decumano massimo, orientato est-ovest.
Parallele a queste due vie, si disponevano tutte le altre, chiamate cardini e decumani minori.
La rete stradale urbana si integrava con quella del territorio: i suoi assi principali, infatti, erano generalmente la prosecuzione entro le mura delle grandi vie territoriali.
A Libarna il cardine massimo coincideva con un tratto della via Postumia,
Le strade in genere, con portici, marciapiedi, fontane, edicole votive, pozzi e affaccio di botteghe, rappresentavano uno spazio di vita collettiva, come ancora oggi nelle nostre città.
A nord e a sud dell’abitato si trovavano le due porte urbiche, erano l’ingresso prestabilito per la città, Libarna non aveva una cinta muraria ma le porte sono state ugualmente erette a nord e a sud lungo il cardine massimo per segnalare lo spazio urbano.
Per Libarna è nota una porta sul tratto meridionale della Postumia, collocata in corrispondenza dell’Industria “La Suissa” e scoperta nel 2011 nel corso di un’attività di scavo archeologico preventivo; è accertata la presenza di un analogo monumento in entrata da nord (vicino alla centrale elettrica).
ll foro era solitamente posto all’incrocio tra il cardine e il decumano massimo, o nelle immediate vicinanze, in modo che fosse facilmente raggiungibile da ogni parte. Gli edifici che si affacciavano sullo spazio forense erano funzionali alle diverse attività e avevano come modello quelli della capitale.
A Libarna il foro si apriva in posizione tradizionale, presso l’incrocio tra le due vie principali. Non si sa molto del suo assetto, in quanto è stato oggetto solo di limitate ricerche (1911) che hanno permesso di individuare l’area, di forma all’incirca quadrata ed estesa quattro isolati.
La presenza di un portico meridionale, per l’ampiezza, potrebbe far ipotizzare un suo utilizzo come basilica, al modo di altri centri (Luni, Oderzo).
Nel 2017 e 2018 due università statiunitensi, la Texas Tech e la Boise State, attraverso la field school, con i propri studenti hanno condotto una campagna di studi e di indagini non invasive utilizzando nuove tecnologie, come droni e georadar, che hanno permesso di mappare un’ampia parte dell’antica città ancora sommersa, tra cui l’area del foro, realizzando materiale utile per future campagne di scavo archeologico.

Il teatro.
Il teatro di Libarna risale al I secolo d.C., l’edificio è stato posizionato al limite nord-occidentale del tessuto urbano. Gli scavi condotti in un periodo in cui si tendeva semplicemente a riportare in luce i monumenti, le numerose spoliazioni da parte dei contadini, la costruzione di due linee ferroviarie non permettono di comprendere in pieno la monumentalità della costruzione.
L’edificio doveva avere un elevato livello formale e artistico, come lasciano ipotizzare i ritrovamenti di elementi architettonici decorati, marmi preziosi di rivestimento e intonaci dipinti.
Il teatro, realizzato nelle sue parti essenziali in opera cementizia rivestita di blocchetti di pietra e corsi di mattoni, era impostato verosimilmente su due ordini: un ambulacro esterno con ventidue arcate sorrette da pilastri su basi in arenaria e un ordine superiore probabilmente cieco, senza aperture.
E’ stato calcolato che il teatro potesse contenere fino a 3800 spettatori.

L’anfiteatro.
L’anfiteatro era un edificio da spettacolo, di forma ellittica, in cui si svolgevano i munera, i combattimenti tra i gladiatori, e le venationes, cioè le cacce alle bestie feroci.
All’interno della città la posizione dell’anfiteatro è (quasi) sempre marginale, per la diffusione relativamente tarda di questo tipo di edifici, per problemi di ordine pubblico e per la facilità di accesso e deflusso di masse ingenti di spettatori, un po’ come per i moderni stadi.
Pertanto esso sorgeva assai spesso al di fuori delle mura, ma esistono casi in cui il monumento stava all’interno dell’impianto urbano.
È questo il caso di Libarna, in cui l’anfiteatro, realizzato nel corso del I secolo d.C., si collocava entro il perimetro, nella parte più orientale della città, perfettamente integrato nell’organizzazione del piano urbano, in asse con il decumano massimo e con i cardini.
L’edificio occupava una superficie pari a due isolati ed era circondato da un’area libera con muro di cinta rettangolare, che aveva la funzione di integrare la forma dell’edificio nel reticolo ortogonale. L’ingresso principale doveva essere sul lato lungo occidentale, in asse con il decumano massimo; erano comunque presenti altri tre ingressi, in corrispondenza degli assi dell’ellisse (quelli nord e sud, in particolare, per l’ingresso della processione inaugurale dei giochi).
E’ stato calcolato che l’anfiteatro potesse contenere fino a 7000 spettatori.

Le terme.
Gli impianti termali nel mondo antico non erano solo luoghi per i bagni ma anche ambienti dedicati allo svago e al divertimento, all’incontro e alla cultura.
A Libarna le terme erano ubicate tra teatro e anfiteatro, a formare un vero e proprio quartiere dei divertimenti, del relax e del tempo libero.
Non si conosce nulla dell’impianto, poiché l’area non è mai stata indagata sistematicamente: dalla descrizione dei vecchi scavi si può dedurre che il complesso fosse dotato di monumentalità e occupasse alcuni isolati.
Oltre ai bagni propriamente detti, nelle terme si potevano trovare anche spazi dedicati allo sport, come la palestra o la piscina (natatio), e ad attività culturali, come sale di declamazione e biblioteche.

La “riscoperta” di Libarna.
La “riscoperta” della città avviene in occasione dell’apertura della “strada regia” Torino-Genova (1820-1825) e della realizzazione delle linee ferroviarie Genova-Novi-Torino (1850-1852) e Genova-Milano (1912).
Solo nel 1924, con l’imposizione del vincolo archeologico, cessano le distruzioni e si intraprendono interventi di consolidamento e restauro dei monumenti.
Libarna è tra le città del Piemonte romano che hanno avuto la sorte dell’abbandono pressoché totale dell’abitato e la trasformazione quindi in “città morta”.
La “riscoperta” e i primi studi su Libarna si devono al canonico Giuseppe Antonio Bottazzi nato a Pozzolo Formigaro nel 1764. La descrizione che ci ha lasciato del paesaggio, dei resti dell’antica città, del tracciato della via Postumia, del monastero di San Precipiano sono di grande interesse per completezza di informazione.
Atre importanti figure che nel corso del 1800 hanno contribuito agli studi su Libarna e alla conservazione di molti reperti, sono i canonici Costantino Ferrari di Serravalle Scrivia e Gianfrancesco Capurro di Novi Ligure, insieme allo scultore e direttore dell’Accademia Ligustica di Genova Santo Varni.
L’area archeologica così come la vediamo oggi, fruibile per i visitatori, è il risultato di molti anni di lavoro ad opera della Soprintendenza archeologica del Piemonte che, a partire dagli anni ‘60 del novecento con l’archeologa Silvana Finocchi, ha organizzato il percorso di visita e avviato alcune campagne di scavo, attività poi proseguita con le archeologhe Emanuela Zanda e Marica Venturino e più recentemente con gli archeologi Alessandro Quercia e Simone Lerma.

Libarna oggi.
Oggi Libarna è un’importante area archeologica che si trova a Serravalle Scrivia lungo la strada Provinciale “dei Giovi” in direzione Arquata Scrivia.
La gestione e la tutela del sito è di competenza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo, per la valorizzazione si avvale della collaborazione dell’Associazione Libarna Arteventi e del Comune di Serravalle Scrivia.
Visitare oggi il sito archeologico vuol dire immergersi in un passato ricco di storia e cultura tra i resti dell’anfiteatro, del teatro, di due quartieri di abitazioni e alcune strade urbane (tra cui è ben visibile il decumano), è l’ideale punto di partenza per andare alla scoperta del bellissimo territorio circostante partendo dall’antichità.
Poco distante, presso il Palazzo Comunale di Serravalle Scrivia, è allestita un’area museale contenente la “Collezione Capurro” e altri materiali di pregio, circa 60 reperti archeologici provenienti da Libarna tra cui alcune anfore (una di queste era utilizzata dagli antichi abitanti per conservare e trasportare vino), una testa di bacco, una fontana marmorea, una parte di un pavimento a mosaico, varie ceramiche che rappresentano una delle più significative testimonianze materiali relative all’antica città di Libarna.
Inoltre, nel 2018, è stato allestito un piccolo spazio con reperti appartenenti alla notevole raccolta dello sculture genovese Santo Varni (1807-1885), figura molto importante per la scoperta e lo studio di Libarna.
Tra i reperti esposti, da segnalare ancora nell’atrio del Palazzo elementi architettonici sostanzialmente integri rimasti a lungo conservati nel cortile del Castello di Torre Ratti, e altri all’interno di una vetrina sotto i portici di Palazzo Grillo, sempre visibili.
Con la nuova App (link di collegamento: http://www.libarna.al.it/virtualtour/it/) è possibile rivivere Libarna in un’emozionante tour attraverso un viaggio virtuale all’interno dell’antica città grazie alle ricostruzioni 3D.

Bibliografia:
Aree e Parchi Archeologici del Piemonte: Libarna, Emanuela Zanda (2004)
La riscoperta di Libarna, AA.VV. (2008)
Libarna (guida breve), Marica Venturino (2014)
Piemonte – una guida archeologica, AA.VV. (2020)

Sitografia:
www.libarna.al.it
www.scoprilibarna.it

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